“Siamo tutti immersi nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle”.
Ecco, in un sol colpo uno dei miei scrittori preferiti, Oscar Wilde, sintetizza mirabilmente quanto sostengo da tempo: vino e stelle sono due facce di una stessa, antichissima medaglia, ovvero l’ancestrale tendenza dell’uomo (quello saggio) a “coltivare” un rapporto naturale, intimo, imprescindibile con il microcosmo (la viticoltura) e il macrocosmo (il firmamento).
D’altronde il vino, alla fine, altro non è che il distillato di un’antica sapienza che forse un dio o un manipolo di dèi – come sostengono molti studiosi “eretici” dei tempi primordiali – mise a disposizione dell’umanità per favorirne l’evoluzione: proprio come con la scienza delle stelle, l’astronomia-astrologia.
Che fino al 1600 è stata un corpus unico: anche Galileo Galilei, considerato il padre della scienza moderna (e del cannocchiale), redigeva oroscopi per campare. E così anche Copernico e Keplero.
L’accostamento, dunque, non è per nulla peregrino: tutt’altro.
L’astrologia, nata in Mesopotamia, divenne scienza in Grecia; anche la viticoltura, a quanto sembra, trovò assetto scientifico nella patria degli dèi, che sono appunto i protagonisti della scienza delle stelle… e il cerchio si chiude di nuovo.
A tal proposito: Venere, governatrice della Bilancia (domicilio diurno) e del Toro (domicilio notturno), ha un’orbita – unica nel sistema solare – quasi perfetta: questo è uno dei motivi, insieme alla sua grande luce, per cui viene considerata il pianeta della bellezza, dell’arte… e dei calici, volendo continuare con i punti di contatto: ovviamente visti da sopra.
Anche se il significatore naturale del vino, dono di Dioniso (che era figlio di Zeus, Giove per i Romani), sarebbe secondo molti studiosi Nettuno, signore dei Pesci e del misticismo: d’altronde, ditemi voi se il vino, soprattutto quello da meditazione, non vi mette in contatto con dimensioni “altre”.
Io ci aggiungo anche Mercurio e Plutone: il primo scioglie la lingua (come il vino), il secondo, dio degli inferi, tira fuori ciò che abbiamo nelle nostre profondità inconsce. Se non sono analogie queste…